mercoledì 26 agosto 2015

LA RIVINCITA DELLE GRASSE

Tornando dalle ferie inevitabilmente arrotondata sulle cosce e sulla pancetta (che già di suo, come dire...) mi sovviene una riflessione sulla questione della "magrezza ad ogni costo" che oggi sembra dover essere il pane quotidiano (senza sale senza grassi, senza glutine, senza condimenti, senza pane) di ogni donna che si rispetti.

La riflessione riguarda la parola "grassa".
Oggi le donne-che-non-ottemperano ai canoni vigenti (tra cui la sottoscritta da tutta la vita, lo specifico per non essere tacciata di insensibilità)  non sono grasse, sono curvy.
 
E che vuol dire curvy?
La miglor traduzione che mi viene in mente è "formosa", ma essenzialmente curvy è una di quelle parole considerate politically correct per dire una cosa - che è quella - cercando di essere il meno offensivi possibile.

Come gli handicappati, che sono diventati prima portatori di handicap e poi diversamente abili.
Come i ciechi, che sono non vedenti.

Ecco, la domanda è: facciamo tanto per scardinare un certo modo di pensare - becero e maschilista dicono alcuni - che vorrebbe la donna relegata in un ruolo sempre bella sempre perfetta, sempre compiacente sempre disponibile e soprattutto sempre molto figa a qualunque età ed in qualunque condizione perchè l'uomo padrone possa esibirla usarla ed abusarne a suo competo piacimento........ e poi noi per prime consideriamo la parola "grassa" come offensiva?

Non so se riesco a spiegarmi.....

Il punto non è elimimare "grassa" dal vocabolario
Grassa è solo un aggettivo, una descrizione. Non ha valore morale - o non dovrebbe averne.
QUEEN LATIFAH

E se ce l'ha (ed in un mondo imperfetto come questo, ce l'ha) va scardinato.
E noi dobbiamo farlo, noi per prime, noi donne. Noi donne grasse.
Basta attribuirle quella connotazione offensiva e negativa che oggi le diamo, anche noi, anche le  femministe, anche chi è in sovrappeso.

Noi dobbiamo invece usarla quella parola, con orgoglio se ne abbiamo e se siamo davvero convinte della bontà delle nostre idee e convinzioni.

Il body shaming non si combatte a suon di terminologia
Il body shaming non è dire a una persona grassa che è grassa.

Il body shaming è per esempio dover litigare col tuo capo perchè hai deciso di assumere una ragazza obesa e lui non vuole perchè non è abbastanza scattante (per un lavoro di ufficio....)

Io credo che in qualche modo, tutta questa diciamo "attenzione terminologica" rischi di avere l'effetto contrario, come se quella parola fosse impronunciabile e vergognosa, come se non si dovesse usarla per qualche ragione.

E invece no, secondo me.
No.
Dobbiamo usarla, la parola famigerata,  e dobbiamo usarla bene, dobbiamo passare alle nostre sorelle che verranno un mondo dove essere grassi non sarà più motivo di scherno, e quand'anche lo fosse dobbiamo renderle in grado di rispondere "si sono grassa, embè? E' un problema?" Perchè grassa sarà niente più di questo, un aggettivo come bionda, mora, alta, bassa. Nulla di cui vergognarsi.

La lotta al body shaming (come a qualunque altro tipo di discriminazione) passa si attraverso l'educazione degli "aggressori", ma anche attraverso la forza d'animo e il coraggio dei "discriminati" che devono - devono! - diventare in grado di non farsi schiacciare.

Ed è nostra responsabilità far si che questa seconda cosa accada, perchè in gran parte dipenderà dal mondo che lasceremo in eredità.

Io non sono curvy, sono grassa.






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