martedì 27 ottobre 2015

CIO' NON DEVE AVVENIRE. OVVERO: IO TI HO FATTO E IO TI DISFO.



Sabato mattina stavo provando le tabelline al Nin.
Tutto bene finchè arriviamo a 6x6.


- Allora, Nin... 6x6?
- Sei per sei trentasei, io sono fico e tu sei gay.
- No, scusa????
- Sei per sei trentasei, io sono fico e tu sei gay.
- Ma Nin! Ma ti sembrano cose da dire??? Poi lo sai cosa significa essere gay?
- Si si, è quando un uomo si innamora di un altro uomo
- Esatto, e quindi?
- E quindi... cosa?
- No dico, perché bisognerebbe usare questa parola come una presa in giro? Non ci si può innamorare di chi si vuole??
- Si beh ma...
- Dove l'hai sentito?
- In oratorio quest'estate.
Nel frattempo transita il Ric e mi conferma che questa bella filastrocca era in voga già ai suoi tempi.


Ora.
Noi siamo una famiglia aperta, siamo attivamente tolleranti: ovvero non è che "tolleriamo" perché non ci impicciamo degli affari altrui e ci giriamo dall'altra parte facendoci i cazzacci nostri. La tolleranza, l'eguaglianza, la parità della dignità e dei diritti, la giustizia, la non-fobia, la non-discriminazione cerchiamo non solo di praticarla ma di insegnarla ogniqualvolta ci è possibile, dentro le pareti domestiche e alle volte, travalicando magari un po' i limiti e i ruoli, anche fuori dalle pareti domestiche.


Tuttavia mi arriva in casa un pistolino di figliolo che ride scompostamente a una stupido gioco di parole sui gay. Così mi interrogo. Ho forse sbagliato qualcosa? A costo di sembrare autoreferenziale dirò: no. L'intolleranza in casa mia non è mai passata, quindi no. il Ric ai suoi bei tempi rideva alle stesse battute, ed è venuto su un bel ragazzone di sani principi, come dimostra il fatto che ci sono  omosessuali dichiarati di ambo i sessi tra le sue amicizie. Quindi continuando per la medesima via probabilmente anche il piccolo finita la stupidera dell'età inforcherà i giusti binari.


Mi domando però quanto radicata debba essere l'omofobia (anche se parlando di bambini la parola è un po' forte) - così come altre forme di discriminazione ad esempio verso le persone sovrappeso - se a un bambino di 6-7-8 anni viene normale e naturale ridere quando sente la parola "gay", o la considera se non un insulto quantomeno una presa in giro. Se è normale dire "ciccione" al compagno un po' più pingue.


Cioè "gay" non è una parola che faccia ridere in sé.
Voglio dire non è, che so, sparpagliamucche (per chi non lo sapesse è il contrario di accumulatori) che solo a sentirla ho rischiato di strozzarmi dalle gran risate.


Gay non è niente, tre letterine messe li così.
E' quindi il concetto sottostante che provoca ilarità (nel migliore dei casi...), ma cosa ne possono sapere dei bambini del primo ciclo delle elementari che, ovviamente, di sesso, società e politica non sanno assolutamente niente? Perché la cosa fa ridere di default?

Non è mica genetico, no?
Quindi deve essere culturale, acquisito.
E questa cosa mi spaventa, perché se mio figlio sente qualche minchiata omofoba e si fa due risate, pace: poi viene a casa e si raddrizza (e se non si raddrizza lo raddrizzo io a randellate!). Ma ci sono ragazzi che non vengono raddrizzati affatto, anzi: vengono indirizzati verso una stortura sempre più evidente.


Tra i ragazzi dell'età del Ric che bazzicano il quartiere, non ci sono solo omosessuali dichiarati, ma anche elementi dichiaratamente omofobi e razzisti. E, che sia un caso o no, sono quelli che frequentano di più l'ambiente oratoriale.


E se da un lato sono lieta di sapere che esistono persone che già in età adolescenziale o precedente si rendono conto di "chi" sono e non  hanno paura a dirlo a voce alta e viverlo, dall'altra parte mi chiedo in quale modo sarà possibile - e quando! - che tutte le "fobie" e tutti gli "ismi" vengano definitivamente debellati, se ci sono nono solo vecchi tradizionalisti ma anche giovani menti che li nutrono e li conservano.


Io sono la Puffola Pigmea, ma in questo caso il mio solito ottimismo vacilla un po'.